Chi meglio di una donna conosce il significato della frase “non mi piaccio?”. Magari capita anche agli uomini ma, per esperienza, di sicuro li battiamo perlomeno sulla frequenza delle volte in cui questo pensiero viene fatto.
Una volta è il vestito che cade male, una volta sono i capelli che non stanno come Dio comanda, una volta le unghie che non sono con lo smalto in pendant con il resto del mondo e nelle giornate più buie decidiamo, spinte da un malsano masochismo, anche di salire sulla bilancia posta nell’angolo remoto del bagno e verificare che quel paio di kg che non c’erano 2 mesi prima sono andati a depositarsi proprio sulla coscia in alto a sinistra… che vita orribile!
Si innesca un vortice degno del peggiore preciclo, l’umore crolla sotto le scarpe, l’irritabilità e la depressione si combinano per dare un mix esplosivo.
Dopo una meditazione lampo, la cosa più ovvia ed immediata da fare è quella di innescare una soluzione con effetto immediato: il famigerato taglio dei viveri ( perlomeno per la giornata corrente)… non si sa mai che qualche etto sparisca subito!
Se la nostra psiche trova beneficio immediato, le nostre cellule, una ad una, si chiederanno cosa mai starà succedendo nel mondo esterno tanto da privarle dell’ energia necessaria per compiere il loro lavoro e costringerle ad entrare in una situazione di emergenza che progressivamente porterà a rallentare la velocità delle operazioni di sopravvivenza .
I concetti sono molto semplificati in queste mie frasi ma spero che la linearità del ragionamento aiuti la comprensione della situazione che va ad instaurarsi.
Perchè si reagisce spesso in questo modo di fronte al numero rilevato dalla bilancia ?
A mio parere, ascoltando le vostre storie e condividendo le vostre emozioni durante il colloquio, si instaura una vera e propria “paura” dell’ osservazione del dato del peso.
Alcune volte mi viene chiesto, non senza vergogna o timore di un giudizio severo, di non comuicarlo, di non scriverlo, di non riportarlo sulla valutazione che solitamente consegno e che compilo in modo dettagliato.
Capisco in quei momenti come la bilancia arrivi a condizionare la vita e gli stati d’animo delle persone.
Riservo sempre una gran parte del colloquio alla spiegazione di quel famigerato numero per tranquillizzare, informare ed aiutare la persona a comprenderne il significato. Ricordo sempre che la bilancia è uno strumento poco preciso e che soprattutto in ambito domestico, si stara facilmente sotto il fuoco incrociato delle molteplici pesate giornaliere.
Per questo in ambito clinico si ricorre all’esame bioimpedenziometrico, di cui parlo diffusamente qui nel mio sito. La stima che questo esame avanzato ci offre, riesce perlomeno a dirigere l’osservazione del dato del peso in modo costruttivo e non distruttivo.
La Massa Corporea Totale ( peso ) rilevato dallo strumento bilancia è la somma di due compartimenti distinti del nostro organismo indicati come Massa Magra o FFM ( Fat Free Mass ) e Massa Grassa o FM ( Fat Mass ). Ai fini di un dimagrimento fisiologico conta quindi l’effettiva perdita di Massa Grassa stimata in eccesso rispetto alla quantità di Massa Grassa di Struttura stabilita in base all’età ed al sesso del soggetto preso in esame.
In parole povere, una persona può risultare in sovrappeso o in obesità certamente perchè vi sono dei chili di troppo ma anche perchè il semplice calcolo del BMI non tiene conto dell’ effettiva presenza della Massa Magra e fa di ” tutta l’erba un fascio”.
Chi entra con l’ idea di dover perdere un certo numero di chili ed invece trova una valutazione della composizione corporea meno drastica ha già ottenuto un risultato in termini di autostima e di consapevolezza. Si toglie così importanza ad un semplice numero, registrato da uno strumento impreciso che in ambito clinico serve a contestualizzare dati più importanti e significativi per il benessere del paziente.
La morale di questa riflessione è che il numero che indica il peso non definisce lo stato di benessere o meno di una persona perchè non ne stabilisce la reale composizione corporea.
Può anzi creare obbiettivi utopistici, il più delle volte difficilmente raggiungibili e mantenibili nel tempo.
Il peso ideale si basa su calcoli che non tengono conto dell’età, del sesso e della costituzione del soggetto e quell’obbiettivo che spesso viene indicato in prima battuta può enfatizzare emozioni negative legate alla percezione del proprio corpo.
Un numero sulla bilancia non basta perciò a definire un obbiettivo e a stabilire quale sia il percorso più adatto.
Occorre un’ attenta valutazione della persona sia dal punto di vista dei dati clinici e misurabili sia dal punto di vista comportamentale ed emotivo.
Vi lascio riflettere su questi concetti e sull’ influenza che questa tematica ha nelle relazioni sia con le persone che con il cibo.
Se i concetti non sono ben chiari, un colloquio di valutazione nutrizionale può aiutarne la comprensione, capire a che punto si è per decidere di ripartire o di migliorare ciò che non va, senza imposizioni ma secondo scienza e conoscienza!
Liberiamoci dal concetto di “pesare poco o tanto” rispetto ad un limite imposto e non rispetto a ciò che ci fa stare bene!
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